No Sagra dei Osei

domenica 8 gennaio 2012

Jenny Fiorentino in "Mate Ka Moris Ukun Rasik Un"


Splendida cover di " Mate Ka Moris Ukun Rasik Un" ovvero "Indipendenza o Morte", motto dei manifestanti est timoresi contro l'invasione militare indonesiana del dittatore Suharto, realizzata dalla meravigliosa Jenny Fiorentino. Per chi non sapesse il significato di questa canzone copio e incollo qui la traduzione con la nuova aggiunta dell'intro presente nell'originale traccia di Bella Galhos, discorso registrato durante un benefit per Timor Est in Canada riferito a qualche canto indipendentista est timorese.

Intro:

"Questa è una rara canzone appartenente a questa gente e spero un giorno di andare a cantarla nel mio paese. Questa canzone, mai è stata permessa, mai è stata permessa di essere cantata nel mio paese e migliaia di persone sono state uccise perchè cantavano questa canzone. E io sono orgogliosa stanotte che la sto cantando a tutti voi".


Coglionazzi che sparano cazzate in branco e in fila indiana. Fratelli universitari del primo mondo e skinhead delle praterie che non percorreranno mai un miglio né piangeranno una amica morta ammazzata in queste scarpette da donna. Finite di bere e mormorate i vostri insulti. Io sono ancora umiliato da tutto ciò: più o meno nello stesso periodo in cui guidavo senza mani, spaccavo le finestre e mi davo da fare dietro allo stadio (con la sorella maggiore di Labonte fasciata nel suo costume), Bella sobbalzava per la puntura di Depo Proveran, per scopi di “pianificazione familiare”… La sua personale Pearl Harbour, un olocausto che è durato per 25 anni. Una prigione che il mio paese mi  ha garantito in paradiso. E nelle ombre di Santa Cruz, incrociò le dita dietro la schiena. Costruì un cavallo di Troia per Suharto e attese finché il figlio di puttana non la mandò a nord, e lì, al calare della notte, venne fuori con una scatola sotto il braccio che conteneva il suo giuramento di fedeltà e la sua uniforme. Lo depose alle porte del consolato generale e, mentre scompariva, il suo sussurro riecheggiò nell’aurora: “La verità renderà libera la mia gente”.

Questa canzone è ispirata alla storia vera di Bella Gahlos. L’abbiamo incontrata a Winnipeg nel 1997, in occasione di un’iniziativa di beneficienza organizzata dall’East Timor Alert Network. Aver incrociato il nostro cammino con lei è stata un’esperienza mortificante. Questa è la sua storia:
Bella Gahlos è uno dei tre rifugiati est-timoresi in Canada. Aveva solo tre anni quando l’Indonesia invase il suo paese. I suoi due fratelli minori furono picchiati a morte e suo padre fu messo in prigione quando i militari indonesiani entrarono nella sua casa nel gennaio del 1976. Dopo il massacro di Dili, suo fratello maggiore fu incarcerato e brutalmente torturato per aver prodotto una maglietta con la scritta “Timor Est libera” che era stata indossata da alcuni dimostranti.
Sebbene si fosse concentrata soprattutto sulla sua esperienza personale di giovane sopravvissuta all’occupazione indonesiana, Bella condannò anche la complicità degli Stati Uniti nell’invasione e nell’occupazione di Timor Est e il costante sostegno militare ed economico del governo americano al brutale regime di Suharto.
Nei suoi discorsi, Bella ha raccontato spesso della sterilizzazione forzata delle donne e delle bambine timoresi in Indonesia, un’esperienza che lei ha vissuto sulla propria pelle. Aveva solo tredici anni quando i militari entrarono nella sua scuola e chiesero a tutte le ragazze di mettersi in fila dopo aver costretto i ragazzi a lasciare la stanza.
Ci dissero che dovevamo fare un’iniezione per stare in salute”, spiegava. “Io avevo paura; non mi fidavo di loro. Cinque di loro dovettero trattenermi, e dovettero faticare parecchio. Poi vennero a casa mia la stessa settimana e mi fecero un’altra iniezione”.
Molto tempo dopo, con l’aiuto del vescovo Belo, scoprì che a lei e alle sue compagne di scuola era stato iniettato il Depo-Provera (un farmaco contraccettivo).
Bella parlò anche di come era vissuta nel costante timore di essere violentata: “Le donne a Timor Est vengono violentate in continuazione dai militari. Ti entrano in casa e ti obbligano a farlo”.
Bella cominciò a lavorare con la resistenza clandestina nel 1989, aiutando a organizzare manifestazioni e convincendo altre donne ad impegnarsi attivamente nel movimento. Nel 1991, Bella aiutò ad organizzare la marcia pacifica al cimitero di Santa Cruz, a Dili. Quando i militari indonesiani aprirono il fuoco sui dimostranti, Bella si rifugiò insieme alla sua zia incinta sulle mura del cimitero. Più di 250 dei suoi amici non furono altrettanto fortunati, e vennero brutalmente uccisi nel massacro.
All’indomani del massacro, Bella entrò nei reparti giovanili dell’esercito indonesiano per mascherare il suo coinvolgimento nella manifestazione. Per tre anni le autorità indonesiane la addestrarono a combattere contro la propria gente. Durante questo periodo Bella usò segretamente il suo salario militare per aiutare il movimento di resistenza.
Nel 1994, dopo mesi di interrogazioni e di istruzioni, il governo indonesiano scelse Bella per rappresentare i giovani di Timor Est nel programma mondiale per la gioventù del Canada. Fu ben addestrata a parlare ai media canadesi e a rappresentare il “tipico” giovane timorese secondo la versione voluta dalla macchina propagandistica di Suharto: istruito, di successo e favorevole all’integrazione.
Dopo il suo arrivo in Canada, Bella defezionò con l’aiuto di suo zio, Constãncio Pinto, che era fuggito da Timor Est poco dopo il massacro di Dili. Da allora, Bella ha perfezionato il suo inglese a ha girato il Canada per perorare la causa della libertà del suo paese.
Per saperne di più o per unirsi alla sua battaglia, visitate www.etan.org

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